Sembra
che la Fashion Week milanese sia stata
particolarmente apprezzata dalla stampa internazionale. Andiamo a scoprire il perché
in questo dossier a puntate, partendo dagli approfondimenti su Prada e Jil Sander.
PRADA
Né
tema né musa ispiratrice da Miuccia Prada.
Questa stagione la stilista milanese ha preferito concentrarsi sulla moda anziché
sui concetti. Se sia un bene o un male è impossibile dirlo in astratto, ma nel
caso di specie il risultato è potente, contemporaneo, inconfondibilmente Prada.
Rivivono
sulla passerella alcuni tratti distintivi della griffe,
totalmente rielaborati: dall’abbigliamento maschile alle tappezzerie
geometriche d’antan
fino alla profusione di decori. Tutto racchiuso in linee dritte
e allungatissime,
enfatizzate da tagli sotto il seno, gonne e cappotti
longuette
e dall’onnipresenza di pantaloni alla caviglia che conferiscono un
tocco orientaleggiante (vedi anche le scarpe basse con suola separata dal tacco
come negli zoccoli nipponici).
E l’intera collezione, dagli outfit più “semplici”
a quelli più strutturati, ruota attorno ai pantaloni che emergono sotto
complesse stratificazioni a metà tra il sari e il kimono da cerimonia.
Le
stampe geometriche - anche mixate tra loro -
aggiungono un sapore decisamente Sixties,
che si ritrova nelle silhouette dei completi maschili.
Splendidi i decori in
plastica e jais dall’allure giocosamente regale.
Lussuosissime e preziose le
mise in astrakan.
La
sera non esiste o meglio non esiste in senso tradizionale. Il perfetto look
notturno parte sempre dai pantaloni, presupposto di abbinamenti anomali che
prevedono frac e gonna oppure gilet chilometrico, tunica e camicia.
Le
scarpe - rétro e al tempo stesso un po’ alien, come gli anni Quaranta versione
replicante di Blade Runner -
hanno
tacchi e plateau che raggiungono vette pericolose,
facendo sembrare le modelle
creature venute da un altro pianeta. Il capitolo borse è immenso e va dalle
doctor bag
ai bauletti essenziali o con doppio fondo,
dalle borsette bon ton
con fantasie geometriche a quelle decoratissime
fino alle microclutch con manico staccabile.
Gli
occhiali da sole sono un ibrido tra le maschere di protezione degli operai siderurgici e i pince-nes primo
Novecento.
JIL SANDER
Standing
ovation e un velo di tristezza da Jil Sander.
Dopo sette strabilianti anni, Raf Simons
lascia per andare probabilmente a occupare lo scranno bollente di John Galliano
alla maison Dior.
Omaggio
alla possibile nuova casa madre o casualità, la collezione per il prossimo
autunno-inverno incanta con la rielaborazione delle silhouette haute couture
anni Cinquanta, perfette per tratteggiare il tema prescelto: una giornata nella
vita di una coppia felice (e presumibilmente high society). E così la
passerella si apre con eteree creature che stringono al petto splendidi
cappotti double-face senza bottoni,
per continuare con soprabiti a vestaglia chiusi
da importanti cinture-drappeggio
e vestiti bustier.
In certi momenti
sembrerebbe quasi d’immergersi nelle atmosfere di Penn o di Avedon,
se non fosse che
tutto è sempre magistralmente filtrato dall’approccio essenziale e
contemporaneo di Simons, declinato questa volta in una dimensione domestica e
da alcova: da un lato gli abiti in maglina somigliano a pezzi di lingerie,
si
segnala l’uso dei tessuti da corsetteria
e il peplo in raso che lascia
intravedere le coppe sagomate sembra un negligé,
dall’altro i bustini si
abbinano a pantaloni dalla vita altissima (o si tratta di una tuta?),
le gonne
svelano tagli geometrici effetto origami o strane cavità,
le coppe preformate
innestate sugli abiti hanno le sembianze di una corazza
e le tonalità delicate
e chiare
- attraverso incursioni nelle nuance carne e nel rosso -
virano sul
blu e sul nero.
Elemento definitivo di rottura è la presenza di materiali
tecnologici
e del Pvc che - utilizzato per i look da sera e collocato
all’interno di enigmatiche fenditure - imprime un’inattesa svolta fetish di
rara eleganza.
Molto
belle borse e clutch;
le calzature si caratterizzano per dettagli gym e fluo ma
nella versione chiusa hanno punte forse un po’ troppo affilate.
Altre immagini:
1) Richard Avedon - Dovima in
Cristobal Balenciaga - Harper’s Bazaar (edizione inglese) Dicembre 1950, Tumblr;
2) Sean Young in Blade Runner (1982) di Ridley Scott,
Tumblr.
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