E
siamo alla fine della Paris Fashion Week
nonché delle sfilate per la primavera-estate
2013. L’intenzione era quella di fare un post veloce sulle collezioni
parigine; com’è evidente è venuto fuori un post ancora più
lungo del solito.
D’altra
parte le sfilate interessanti erano tante e non siamo riusciti a frenarci su Balenciaga, Givenchy, Christian Dior,
Carven, Lanvin, Céline, Chloé e Chanel, mentre in conclusione ci sono davvero due righe su tutte le
altre sfilate notevoli che in alcuni casi avrebbero meritato maggiore approfondimento.
Ci
rifaremo alla prossima tornata.
BALENCIAGA
Il
primo look con pantaloni maschili e top brassiere è una dichiarazione
d’intenti.
Questa è la collezione Balenciaga
più sensuale, giocata su un equilibrio di alternanze: maschile/femminile, morbido/rigido,
movimento/staticità.
Come
sempre l’impronta innovativa di Nicolas
Ghesquière applicata all’archivio del grande couturier colpisce nel segno.
Il
punto di partenza è un abito del 1968 di Cristobal
Balenciaga con una spirale tipica del suo perfetto taglio scultoreo e delle
influenze ispaniche. Sulla passerella si trasforma in gonne asimmetriche con mega
volant double-face e top sagomati o cortissimi e a scatola.
Tutto in materiali come
neoprene o cotone gommato a cui si aggiunge il tweed plastificato e ricamato
dei mini completi alla Chanel.
Tra
le ispirazioni anche l’antichità classica, rintracciabile nelle gonne con orli
a fazzoletto che sembrano pepli
o nei motivi grafici che nei capi finali si
avvicendano col filo spinato in silicone.
Ai
piedi stringate con tacco scultura o sabot con tacco a spillo. Le borse sono
beauty case.
GIVENCHY
Il
mix romantico-gotico di Riccardo Tisci emerge anche quando i colori sono
virginali e l’ispirazione cardine proviene dall’archivio anni Sessanta di Monsieur Hubert.
L’eleganza
della couture di quel periodo è palese; basta guardare il tripudio di panneggi
e volant che qui, diversamente da Balenciaga, assumono una consistenza
fluttuante e aerea.
Ma
- seppur in modo impalpabile - la collezione si snoda anche lungo il contrasto
tra angelico e diabolico,
tra sacro ed erotico esemplificato dalla colonna
sonora affidata all’organista Mathias Lecomte e ai dj berlinesi Discodromo.
La
palette oscilla tra celestiale e nero assoluto,
i volant e le maniche
somigliano ad ali,
mentre i collari in plexiglass creano un cortocircuito tra
colletti da clergyman e allusioni feticiste, riprese nelle clip di metallo che trattengono i capi
e nei sandali trasparenti ispirati al design e alle foto di
Carlo Mollino.
 |
Tavolino Arabesco (1949) - Carlo Mollino, Pinterest |
Molto
interessanti le sovrapposizioni giacca-tunica-pantaloni dalle reminiscenze
sacerdotali
e la silhouette complessiva, rotonda e morbida sul busto, affusolata
sulle gambe.
CHRISTIAN DIOR
Il
debutto di Raf Simons col
prèt-à-porter Christian Dior
conferma le eccellenti premesse dell’haute couture con modalità più essenziali
e meno opulente.
La
rilettura dell’archivio alla luce della poesia minimalista e dello sguardo
contemporaneo di Simons è riuscita e
ha un fascino particolare.
Torna
la sinuosa giacca Bar convertita in
asciutti tailleur pantalone e abiti-cappottino,
ma tornano anche le altre
silhouette concepite da Monsieur
Christian rivisitate, semplificate e accorciate.
Tantissimi
le componenti da appuntare: a cominciare dall’organza metallizzata che dà una
suggestione quasi spaziale ai miniabiti pouf
e alle ampie gonne a rose dei
vestiti da ballo,
per continuare con la linea a trapezio arricchita da tagli e
plissé,
l’effetto Rorschach,
i leggiadri ricami
e i pannelli asimmetrici.
Stupenda
la mise da sera più corta davanti in tulle plissé.
Belle
le borse, insolite le scarpe con tacco curvo.
Memorabile
il make-up da “techno butterfly” di Pat McGrath (guarda qui).
CARVEN
Delizioso
Carven.
Noti
subito un tocco più maturo nelle proporzioni, nei colori, nei materiali, ma la
grazia, la freschezza, l’allure e l’humour di Guillaume Henry restano intatti.
L’ispirazione
principale è parigina e poetica ovvero l’Art Nouveau di Hector Guimard (autore
delle celebri volute in ferro battuto del Metro)
 |
Metro - Parigi - Hector Guimard, Tumblr |
che pervade tutta la
collezione, dalle forme ad anfora ai blocchi cromatici sinuosi,
dai motivi
floreali del macramè e della pelle (?)
alle borse (meravigliose!),
dai bijou
fino agli onnipresenti oblò sagomati.
In
sottofondo però, quasi si trattasse dell’evoluzione di una trama avventurosa,
c’è il tema del safari e degli esploratori primo Novecento, confluito nelle
giacche dal piglio militare
e soprattutto nella geniale toile de Jouy i cui
consueti decori pastorali sono sostituiti da giraffe, leopardi e carovane.
Non
mancano collettini, pull corti, pantaloni al polpaccio.
Molto
belli i mocassini con plateau e tacco grosso.
LANVIN
Tanto
nero, linee più grafiche e marcata sensualità per il nuovo inizio di Alber Elbaz da Lanvin.
In
un avvicendamento di sagome nitide e baroccheggianti, di maschile e femminile si
sviluppa una collezione fatta di tuxedo rielaborati
e silhouette scultoree;
strutture
nette d’ispirazione nipponica
e una riflessione sul corpo che trova il culmine
nelle stampe Venere di Milo
e nei rigidi drappeggi che modificano il profilo di
spalle e fianchi.
Molto
sexy il costume indossato come top.
Stupendi
i ricami di elementi metallici e cristalli
e gli accessori, con menzione
speciale per i bijou
e le borsette che ricalcano la bottiglia del mitico
profumo Arpege.
CÉLINE
Essenziale
ma con una nuova morbidezza la sfilata Céline,
la prima dopo la maternità di Phoebe
Philo. Sarà forse il lieto evento ma tutto sembra più soft.
Molto
interessanti i nodi che punteggiano la collezione
e gli inserti di rete (che
richiamano un po’ quelli dell’autunno-inverno di Alexander Wang).
Notevoli
le borse tipo sacchetto di carta;
puro divertissement - almeno si spera - le
décolleté e le birkenstock di pelliccia.
CHLOÉ
In
occasione del 60° anniversario Chloé festeggia
con una mostra al Palais de Tokyo che illustra l’approccio della fondatrice Gaby Aghion e le interpretazioni dei
designer che si sono succeduti alla guida (Karl Lagerfeld, Stella McCartney,
Phoebe Philo, Hanna McGibbon).
Per
la p-e 2013 Clare Waight-Keller perpetua
l’idea di Gaby di delineare una moda spensierata riprendendo il mood romantico
e delicato della maison declinato in chiave geometrica.
Notevoli
le t-shirt di jacquard floreale,
il pizzo a grata,
i volant che in versione
plissé acquistano una dimensione preziosa e fiabesca
e le borse.
CHANEL
Il
set della sfilata Chanel - ambientata
in una foresta di pale eoliche (anche sui pull) e su una passerella di pannelli
solari - è un inno all’energia pulita e alla libertà.
Una
libertà che si riflette in una collezione fiume con grandi spalle arrotondate
e
linee a tratti più geometriche, tessuti tecnici e tocchi gym,
ma anche spunti eccessivamente
eterogenei.
Non
mancano le icone come il tweed, le perle usate per i bijou
o sparse come decori,
i colletti e i polsi candidi,
i ricami preziosi
e le borse matelassé formato hula hoop micro e maxi.
Forse
però un po’ troppa carne al fuoco.
ALTRE COSE INTERESSANTI
La
ricerca e la sperimentazione sconfinanti nell’arte di Rei Kawakubo per Comme des
Garçons (le corone realizzate con metalli di scarto sono di Graham Hudson);
la riproposizione skinny e dark dei classici d’archivio - tuxedo, sahariane, fiocchi
- per il debutto-evento di Hedi Slimane
da Saint Laurent, che però delude un
po’;
il grunge chic e raffinato di Dries
Van Noten;
il divertimento assoluto dello spettacolare omaggio alle pop
star anni Ottanta (ci sono tutti, Madonna, David Bowie, Sade, Grace Jones, Boy
George, Annie Lennox, Michael Jachson, Jane Birkin) di Jean Paul Gaultier con un’ineffabile Amanda Lear nel finale;
i
fiori in 3D, le stampe acquatiche e quelle con nuotatrici sincronizzate alla
Esther Williams dei deliziosi anni Sessanta a bordo piscina di Moncler Gamme Rouge by Giambattista Valli;
i giochi grafici
del cool mix tra sport, maschile e romantico di Stella McCartney;
la trasposizione più maschile e a raggi X del sesto
senso per la couture di Giambattista
Valli, in una sfilata meno coinvolgente del solito;
il tenebroso mondo
gotico di Gareth Pugh tra mantille,
corazze e obi;
la rivisitazione del guardaroba da diva hollywoodiana alla Joan
Crawford e alla Lauren Bacall (presente in versione patchwork) firmata Viktor & Rolf, tra pepli, lamè,
ruche impazzite, applicazioni a specchio e fiocchi;
il motivo alveare e gli
inserti tartarugati dell’ape regina sensuale e dominante disegnata da Sarah Burton per Alexander McQueen;
le asimmetrie, il bondage e le stampe artistiche
di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari da Costume
National;
la rilettura ironica e raffinata della couture delineata da Maison Martin Margiela;
le fantasie
floreali e il taglio sportivo-rétro di Marco
Zanini per Rochas;
l’optical e i
pattern di Rue du Mail by Martine Sitbon;
le colorate geometrie e
il piglio sportivo-metropolitano di Felipe
Oliveira Baptista;
le linee spigolose, le stampe aeroplano e le originali trapunte
plastificate di Pedro Lourenço;
l’animalier
psichedelico e lo stile safari di Huberto
Leon e Carol Lim per Kenzo;
la miscela sfrontata e cool di
rock’n’roll e attitudine bohemien di Isabel
Marant;
le asimmetrie surreali e i drappeggi in Pvc delle guerriere postapocalittiche
di Nicolas Andreas Taralis;
la delicatezza e le
affascinanti fantasie esotico/nipponiche di Hermès;
l’animalier digitalizzato, i disegni a penna e la giungla-metropolitana
di Jean Charles de Castelbajac;
le
follie settecentesche di Vivienne
Westwood;
l’allure parisienne e un po’ fetish di Peter Copping per Nina Ricci;
l’imprevedibile connubio di maschile, barocco e
suggestione couture di A.F. Vandevorst.
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