Ammetto
di avere un debole per la Paris Fashion Week o meglio per molte
delle griffe che sfilano durante la settimana parigina.
Questa
stagione c’erano un debutto e un quasi debutto molto importanti: Hedi Slimane
da Saint Laurent e Raf Simons da Christian Dior. Il primo - devo ammetterlo -
non mi ha entusiasmato, anche se penso che questa fosse una sorta di collezione-premessa;
interessante la sfilata del secondo anche se ho preferito l’haute couture.
Nel
post di oggi i quattro che mi hanno più entusiasmato: Louis Vuitton, Haider
Ackermann, Valentino e Miu Miu, non in ordine di preferenza.
Seguirà
il secondo post con una carrellata di tutte le altre sfilate notevoli (e sono
tante).
LOUIS
VUITTON
Marc Jacobs
continua col mood grafico e le suggestioni anni Sessanta di un mese fa anche da
Louis Vuitton. Alle righe sostituisce
però il motivo Damier della maison, prendendo
contemporaneamente spunto dalla celebre installazione di Daniel Buren al Palais
Royale: Les Deux Plateaux.
Senza un
personaggio (Edie Sedgwick) o una storia da raccontare, ma libero di dare vita
a una sfilata memorabile nella scenografia - realizzata con lo stesso Buren (quattro
scale mobili da cui le modelle salgono e scendono a coppie) -
ma soprattutto
negli abiti: di una bellezza matematica, incredibilmente chic nella loro
atmosfera Sixties,
dritti e di tre lunghezze come le colonne dell’opera di
Buren,
coperti di scacchi colorati,
trasparenti,
luminescenti di paillette,
optical
in bianco e nero
e di varie grandezze.
Unica
intrusa una sagoma floreale in positivo e negativo.
Notevoli
le tute,
i miniabiti a pieghe
e i completi gonna lunga-mini top.
Gli
accessori: scarpine dalle punte affilatissime,
borse versione neo-damier.
HAIDER ACKERMANN
Emozionante
ed elegantissima la sfilata di Haider
Ackermann con modelle al rallentatore.
Questa
stagione la palette forte e sontuosa è sparita, soppiantata da toni cupi e
motivi grafici.
Tutto all’interno di stratificazioni in cui pantaloni stretti o
morbidi si mischiano a kimono di seta,
camicie, giacche strutturate e cinture
alte come obi, delineando un’inconfondibile sintesi di maschile, orientale,
architettonico e sensuale.
La
nudità di schiene e toraci conferisce un tocco lascivo.
Interessante
il binomio pantaloni e sottoveste di voile corta avanti, rasoterra dietro sia
nella variante polka dot,
sia in quella con pizzo e pelle intrecciata tipo
copertone.
Belli
i completi neri
e le volute scultoree di una collezione in cui ogni piega, ogni
risvolto, ogni nodo o panneggio sembra eseguito con una perfezione che ha del
disumano.
Scarpe
inquietanti e contundenti ma funzionali agli outfit.
VALENTINO
È
meraviglioso il mondo del duo Chiuri-Piccioli
per Valentino. Popolato di creature
aristocratiche ed eteree, bellissime nella loro delicatezza infinita in cui perfino
gli accenni sensuali diventano poesia. Un mondo frutto della sensibilità di due
designer riusciti nella sfida d’imprimere la propria visione senza tradire l’opera
di un genio vivente (e presente) della couture.
Per
la p-e 2013 tra le ispirazioni ci sono Anna Magnani e Marella Agnelli, benché
tutto sia partito da Roma e dalla grande tradizione tecnica dell’atelier
Valentino, utilizzata a piene mani in una collezione che per maestria sconfina
nell’alta moda.
Il
risultato è una sequenza di outfit che incanta: dal pizzo
ai fiori
intagliati,
ricamati
o dipinti,
fino ai trionfi di perline su impalpabili vesti
di voile nude, da lasciare senza fiato.
Pezzi
cult le caste pettorine rétro
e i colletti tondi, a pistagna e a punta
dall’allure collegiale.
Raffinati
i dettagli lingerie che spuntano ovunque.
Singolari
e fiabeschi i sandali trasparenti con cristalli;
stupende le borse.
MIU MIU
Il
buio caldo e intimo in cui è avvolta la passerella-labirinto di Rem Koolhas
circonda le donne fatali e un po’ stropicciate di Miu Miu.
Miuccia Prada
voleva essere elegante ma in un modo diverso, imperfetto, fatto di contrasti e
quindi più fascinoso. C’è riuscita.
I
tratti distintivi dell’epitome dell’eleganza - la couture anni Cinquanta - ci
sono tutti: gonne a matita,
soprabiti ad A,
bluse svasate o con arricciature al
collo, pelliccia,
stole di volpe,
tailleur con giacchine a scatola, lunghi
guanti di pelle,
borsette a mano,
sandali slingback e décolleté a punta.
Ma
a insinuarsi arriva un elemento disturbante, un mix di alto e basso a
sparigliare le carte: cominciando da un materiale povero e da lavoro come il denim
scuro, addirittura profilato di duchesse,
per passare poi alla gomma.
Il
duchesse - classico tessuto couture - torna dopo con un ruolo principale
per
essere subito spiegazzato
con sgualciture che diventano anche stampa astratta.
Per
finire la pelliccia presenta grandi macchie tie-dye
e di tanto in tanto sotto
le gonne longuette compaiono ascetici sandali rasoterra.
Bellissimi
i bijou scultura.
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