Prima
delle vacanze vi parlo della mostra che avrei voluto visitare se fosse stata
più a portata di mano. Mi riferisco a Schiaparelli and Prada: Impossible Conversations, al Metropolitan
Museum of Art, accessibile ancora fino al 19 agosto*per chi avrà la fortuna di essere a New York.
Adeguata
“erede” di Savage Beauty, con cui nel
2011 si è toccato l’acme, Schiaparelli and Prada, mi ha
convinta della necessità del teletrasporto o almeno di una tournée europea. Insomma,
anche quest’anno un giro al MET
l’avrei fatto volentieri.
D’altra
parte Schiap* e Miuccia - sagacemente abbinate per essere tra le voci più provocatorie
e controcorrente della moda - meritavano una celebrazione in stile Costume Institute.
Before holidays I’m talking about the exhibition
that I’d have liked to visit. Schiaparelli and Prada: Impossible Conversations at The Metropolitan Museum of Art, open up to 19 august
for those who will be in New York.
Schiap and Miuccia - some of the most provocative and counter-current
representatives of fashion - deserve a celebration in Costume Institute style.
Guido Harari (Italian, born Cairo, 1952) Portrait of Miuccia Prada, 1999 Courtesy of The Metropolitan Museum of Art, Guido Harari/Contrasto/Redux
Gli
organizzatori - sempre Harold Koda e
Andrew Bolton - si sono ispirati per
la struttura narrativa dell’esposizione alle interviste di fantasia con cui
negli anni Trenta Miguel Covarrubias affiancava personaggi molto eterogenei
sulle pagine di Vanity Fair. In questo
caso, le impossible interview sono impossible conversation filmate da Baz
Luhrman, in cui Miuccia Prada ed Elsa Schiaparelli* - l’attrice Judy
Davis che interpreta brani tratti dall’autobiografia Shocking Life - dialogano sui temi dello chic e del corpo. L’impressione
è quella di spiare un’incredibile colloquio che, dipanandosi da una stanza all’altra,
lascia affiorare aspetti privati e approcci differenti lì dove ci si
aspetterebbero visioni affini. Articolati in 8 sezioni,
troviamo 100 modelli e 40 accessori, datati tra la fine degli anni Venti e il
1954 per Schiaparelli e dalla fine
degli anni Ottanta per Prada.
S’inizia con Waist Up/Waist Down e Neck Up/Knee’s Down che illustrano
gli opposti fulcri stilistici: busto per la couturier romana e gambe per la
designer milanese. Nel primo caso quindi giacche iperdecorate con ricami della
Maison Lesage e bottoni dalle forme imprevedibili
The organizers - Harold Koda and Andrew
Bolton - have been inspired for the structure of exhibition by the
imaginary interviews that Miguel Covarrubias published in the 1930s on Vanity Fair, placing side by side very
disparate celebrities. In this exhibition the impossible interviews have become impossible conversations directed by Baz Luhrman; Miuccia Prada and Elsa Schiaparelli - played by the actress Judy Davis with passages
taken from the autobiography Shocking
Life - dialogue around two themes: chic and the body. The viewer is in the
role of an eavesdropper observing a conversation that let emerge private
aspects and different approaches where it would expect points of commonality.
100 designs and 40
accessories by Schiaparelli - from
the 1920s to 1954 - and by Prada -
from the late 1980s - are featured in 8 sections. The sections entitled Waist
Up/Waist Down and Neck Up/Knee’s Downillustrate the opposite stylistic
fulcrums: the waist up for the Roman couturier and the waist down for the
Milanese designer. Schiaparelli
focused on hyperdecorated jackets with embroideries by Maison Lesage and
incredible buttons
Wallis Simpson in Elsa Schiaparelli, Vogue, June 1, 1937 Courtesy of The Metropolitan Museum of Art, Photograph by Cecil Beaton, Cecil Beaton Studio Archive at Sotheby's
ma anche gioielli e cappelli (vedi il celeberrimo
copricapo-scarpa concepito insieme a Salvador
Dalì)
besides jewels and hats (like the famous hat-shoe
devised along with Salvador Dalì);
Elsa Schiaparelli, L'Officiel, October 1937 Courtesy of The Metropolitan Museum of Art, Photograph by George Saad Copyright Les Editions Jalou, L'Officiel
servivano
ad assecondare le esigenze di visibilità delle dame della Café Society; nel
secondo gonne spettacolari e calzature stravaganti enfatizzano la parte anatomica
istintivamente prediletta da Prada per
dinamismo e saldezza.
whereas Prada
emphasizes the area from the waist down - istinctively favourited for its
dynamism and solidity - with dramatic skirts and eccentric shoes.
Da
questa galleria in poi, le riflessioni sul concetto di chic e sulla valenza del
corpo vestito fanno emergere la costante sfida alle convenzioni sociali ed
estetiche portata avanti dalle due creatrici. Che cos’è chic? Chi lo
stabilisce? Le tre sezioni dedicate all’argomento
mettono in risalto la volontà di andare oltre le regole in fatto di buon gusto,
ricorrendo a ciò che è considerato a esso alieno. Con Hard Chic l’attenzione è fissata
sui canoni mutuati dall’abbigliamento maschile e militare;
From this gallery onwards, the reflections on the
themes of chic and dressed body let emerge the steady challenge against social
and esthetic conventions.
Three sections are
dedicated to the matter and emphasize the will to break the rules of good
taste. Hard Chiccenters
around menswear and military uniforms;
Elsa Schiaparelli, Vogue, Septemeber 15, 1938 Courtesy of The Metropolitan Museum of Art, Photograph by Regina Relang
Ugly Chic evidenzia il sovvertimento degli stereotipi di
brutto e bello mediante l’uso deliberato di colori, stampe e combinazioni
antiestetiche secondo i comuni cliché;
Ugly Chic highlights the subversion
of cliché about ugly through the use of colors, patterns and combinations
considered unaestethic;
A seguire, le tre sezioni conclusive pongono al
centro il corpo vestito in qualità di vettore di storie. Exotic Body punta i
riflettori sull’Oriente, adoperato come pretesto per veicolare concetti altri o
citato liberamente e senza sovrastrutture;
The three final sections put in the middle the dressed
body as a carrier of narratives. Exotic Body turns the spotlights on
Asia;
con Surreal Body infine viene indagato il
superamento del significato tradizionale dell’abito tramite spostamenti di
senso e simbolismi tipici di un Surrealismo anche inconsapevole,
Surreal Body investigates the circumvention of conventional meanings conveyed by the
dress, together with the relationship between art and fashion.
Elsa Schiaparelli, Harper's Bazaar, February 1935 Courtesy of The Metropolitan Museum of Art, Photograph by André Durst Harper's Bazaar/Hearst Communications, Inc.
unitamente
al nesso tra arte e moda: dalla proficua e intensa “relazione” Schiaparelli-Dalì, al rifiuto di Prada in ordine a qualsiasi
collaborazione artistica e al bisogno di legittimazione della moda attraverso
l’arte.
In
attesa del dono della bilocazione accontentiamoci del catalogo firmato dai due
curatori e introdotto da Judith Thurman; 324 pagine e 206 immagini, da quelle vintage
di Schiaparelli alle nuove di Prada a opera di David Sims e Toby McFarlan Pond,
al prezzo di 45$ (ma nei vari store on line il libro è già reperibile
super scontato).
Lastly, not to be missed the homonymous book by
Harold Koda and Andrew Bolton with an introduction by Judith Thurman. On the
inside you’ll find iconic vintage images of Schiaparelli’s designs interwoven with new photos of Prada creations by David Sims and Toby
McFarlan Pond (45$).
*salvo
proroghe dell’ultim’ora.
*della
cui maison - acquistata da Diego Della Valle - segnaliamo la recente riapertura
sempre al 21 di Place Vendôme. Ambasciatrice della griffe è Farida Khelfa,
mentre per il nome del direttore creativo si dovrà attendere settembre. *We report the recent reopening of Maison Schiaparelli, at 21 Place Vendôme.
The ambassador of the griffe - bought by Diego Della Valle - is Farida Khelfa;
the name of the designer will be known in September.
Dalì era un visitatore costante.
Noi abbiamo inventato insieme il cappello nero a forma di scarpa con un tacco
di velluto Shocking che stava su come una piccola colonna … C’era un altro
cappello che sembrava una costoletta d’agnello con una gala bianca sull’osso;
questo, più di qualsiasi altra cosa, ha contribuito alla mia fama di
eccentrica.
Elsa Schiaparelli
Se ho fatto qualcosa, è stato
rendere affascinante il brutto. Infatti, la maggior parte del mio lavoro è
connessa alla distruzione – o almeno alla decostruzione – dell’idea
convenzionale di bellezza, di fascino genericamente inteso, di donna bella,
glamorous, borghese. La moda incoraggia i cliché della bellezza, ma io voglio
distruggerli.
Miuccia Prada
Amo creare per le donne che, non
importa quale sia la loro età, indossano i miei abiti con la sicurezza della
gioventù.
Elsa Schiaparelli
Odio l’idea che non si possa
indossare qualcosa solo perché si ha una certa età.
Miuccia Prada
Nella mia collezione “Pagan”… sembrava
come se le donne fossero venute fuori da un dipinto di Botticelli, con ghirlande
e foglie di fiori delicati ricamati su semplici e classici abiti da sera aggrappati.
Elsa Schiaparelli
Raramente guardo alla Cina, all’India,
all’Africa o a qualsiasi altro posto per citazioni dirette. Trovo questo
approccio troppo prevedibile. Infatti, trovo uno degli abiti della mia
collezione primavera 2004 – un sari dorato – troppo prevedibile. In realtà era
ispirato alla couture anni Cinquanta. Comunque lo guardo adesso e lo odio.
Miuccia Prada
Disegnare abiti … per me non è una
professione ma un’arte.
Elsa Schiaparelli
Non ho mai cercato di essere un’artista.
Non ho mai voluto essere definita artista. Il termine stesso sembra old
fashion. È un termine che non ha nessi con la contemporaneità. Ed è troppo
limitante. Ciò che amo della moda è la sua accessibilità e la sua
democraticità.