Conclusione
sotto la pioggia per il Festival di
Cannes.
Dopo 12
giorni di clima non proprio da Costa Azzurra, la montée des marches finale è stata
all’insegna dell’ombrello.
Poco male. Cannes
ha avuto il suo red carpet
e la parte più interessante della serata - la
premiazione - si svolgeva al coperto.
In scena una
cerimonia serrata e senza fronzoli, impeccabilmente condotta da Bérénice Bejo.
Sul palco, oltre lei, la giuria guidata da Nanni Moretti e composta da Andrea
Arnold, Alexander Payne, Raoul Peck, Hiam Abbas, Emmanuelle Devos, Ewan McGregor,
Diane Kruger e - prima volta nella storia del Festival per uno
stilista - Jean-Paul Gaultier, grande appassionato di cinema nonché costumista per
Greenway, Almodovar, Jeunet/Caro e Besson.
Parte della giuria. Da sinistra: Alexander Payne, Hiam Abbas, Nanni Moretti, Jean-Paul Gaultier, Raoul Peck e Diane Kruger - via Daily Mail
PALMA D’ORO
Nel giro di
45 minuti tutti i riconoscimenti sono stati assegnati, fino all’apoteosi della Palma d’Oro, andata come da pronostico ad Amour*
di Michael Haneke, accolto da una
standing ovation e insignito con menzione particolare a Jean-Louis Trintgnant e
a Emmanuelle Riva.
Veniamo quindi
alla lista degli altri premi, conferiti tutti in assenza di unanimità.
GRAND PRIX
Una punta di
soddisfazione campanilista per il Grand Prix all’unico film italiano in
concorso ovvero Reality* di Matteo
Garrone; il regista è apparso piuttosto sorpreso e anche un po’ impacciato
nei ringraziamenti. Come sottolineava Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera di ieri, molte peculiarità purtroppo non sono
state colte dalla stampa internazionale, a cominciare dalle sfumature della
lingua fino alla realistica messa in scena, erroneamente scambiata per folclore
da chi non pratica il nostro paese.
PREMIO DELLA GIURIA
Premio della
Giuria a The Angel’s Share di Ken
Loach, commedia dolce-amara che affronta con humour il dramma di quattro
giovani allo sbando (Paul Brannigan, William Ruane, Gary Maitland e Jasmin
Riggins), che non si danno per vinti ma cercheranno di cambiare vita ripartendo
dal whisky e da una preziosa botte.
MIGLIORE INTERPRETAZIONE MASCHILE E
FEMMINILE MIGLIORE SCENEGGIATURA
I riconoscimenti
per le migliori interpretazioni - che da regolamento non possono concentrarsi
sugli stessi film che ricevono i tre premi principali - sono andati a Mads Mikkelsen, vittima di un’ingiusta
accusa di pedofilia in Jagten* di Thomas Vinterberg,
e a Cristina
Flutur e Cosmina Stratan per Beyond
the Hills di Cristian Mungiu,
destinatario del premio per la migliore sceneggiatura.
La pellicola
di Mungiu è una riflessione sulle atrocità che si possono commettere in nome
della religione, ispirata a un episodio realmente accaduto in un monastero
ortodosso rumeno alcuni anni fa, quando una giovane (Cristina Flutur) in visita
a un’amica novizia (Cosmina Stratan) morì in seguito a un presunto esorcismo.
MIGLIORE REGIA
Molto
contestato e frutto di una decisione faticosa il premio a Carlos Reygadas per Post Tenebras Lux, film che ruota
attorno a una coppia (Adolfo Jiménez Castro e Nathalia Acevedo) con figli che, stanca
della propria vita agiata, decide di optare per un’esistenza completamente
immersa nella natura selvaggia con la quale finirà per combattere. Grande impatto
visivo ed emotivo ma, sembra, eccessiva cripticità.
CAMERA D’OR
La Camera d’Or,
riservata alla migliore opera prima, è andata a Beasts of the Southern Wild
di Benh Zeitlin. La piccola
Hushpuppy (Quvenzhané Wallis) vive con suo padre (Dwight Henry) in una stramba
comunità sul delta del Mississippi, fino a quando un giorno lo scioglimento dei
ghiacciai porterà conseguenze apocalittiche - tra cui la comparsa di sconosciuti
animali di genere preistorico - a cui occorrerà sfuggire. Una pellicola sorprendente,
sospesa tra fantasia e realtà, già tra i vincitori del Sundance Festival.
MIGLIORE CORTOMETRAGGIO
Infine il
miglior cortometraggio è stato Silent di L. Rezan Yesilbas.
Zero
premi - con grandi polemiche a seguire - ai film francesi e americani, tra cui bisogna
ricordare De Rouille et d’Os* di
Jacques Audiard, Holy Motors
di Leos Carax e Cosmopolis di David
Cronenberg (in sala attualmente), bizzarramente accomunati questi ultimi due dalla
presenza di chilometriche limousine bianche. Di seguito i trailer.
*Clicca qui per guardare i
trailer e leggere la sintesi di Amour, Reality, Jagten
e De
Rouille et d’Os