Questo
post avrei dovuto pubblicarlo durante il Salone del Mobile. Avessi avuto un
trench, magari le intemperie sarebbero state affrontate con più stile e meno parole
irripetibili.
Ma
siccome la follia regna sovrana, lo pubblico adesso che il sole splende su
tutta la penisola, fa caldo e si sognano acque cristalline. A ogni modo - non per
portare sfiga -, ma ha una sua attualità, considerato che: 1) il meteo si
presenta ancora incostante; 2) parliamo di un cult di sempre; 3) come ricorda
Ines de la Fressange ne La Parigina*,
servono 7 evergreen per una perfetta allure parisienne (leggi chic) e uno di
questi è l’impermeabile kaki.
Lo
stesso che, commissionato nel 1901 dal Ministro della Guerra inglese a Sir
Thomas Burberry - un capo così poteva nascere solo nell’uggiosa Albione -, è passato
indenne dalle trincee alla moda divenendo punto fermo di ogni guardaroba che si
rispetti; probabilmente grazie a decenni di onorata carriera cinematografica.
Basti
pensare a Humphrey Bogart e al suo Philip Marlowe - emblema hard boiled che fin
dall’abbigliamento preannunciava modi alquanto spicci -
o a detective più
malleabili come Colombo e Clouseau.

Anche
se è declinato al femminile che il trench ha assunto l’aura di mistero, stile e
fascino che lo contraddistingue; un mix tra l’enigma su cosa si nasconda sotto
(sarà per questo che gli esibizionisti ne hanno sempre uno?) e il senso d’indipendenza
e nonchalance che comunica una donna con un indumento così funzionale e privo
di fronzoli. Non a caso, dovessi fare una carrellata di icone “impermeabilizzate”,
non potrebbero mancare cinque nomi che sintetizzano forza, charme, classe e
sensualità: Marlene Dietrich in A Foreign
Affair,
Audrey Hepburn
in Breakfast at Tiffany’s,
Anna
Karina in Made in U.S.A.,
Catherine
Deneuve in La Sirene du Mississippi
e
Jane Fonda in Klute.
Ovvero approcci
diversi a un mito, la cui massima espressione risponde inevitabilmente al nome Burberry
(qui indossato in modo impeccabile da Nine d’Urso, figlia di Ines de la
Fressange).

La Parigina
suggerisce di rimboccare le maniche e annodare la cintura e di accompagnare il
trench non solo al jeans ma anche a smoking e tubino da sera, per ottenere il
décalage d’obbligo sotto la Tour Eiffel. Di sicuro, mai eccedere col look
militare, abbinare gonne lunghe o peggio perle, twin-set e gonna dritta; si
rischia l’effetto soporifero.
Christopher
Bailey lo rielabora a ogni stagione nei modi più sorprendenti e cool; per la
p-e 2012 è in ottima compagnia con le riletture proposte - tra gli altri - da
Jean Paul Gaultier, Derek Lam, Valentino, Antonio Marras o Fendi. Come tutti i
classici il trench è ormai una sorta di canovaccio su cui ricamare a piacere.
La
cosa più folle è che io non ne ho ancora uno.
*Imperdibile
bibbia per aspiranti cittadine della Ville Lumière che sognano di essere
Charlotte Gainsbourg a zonzo per il Marais
Altre
immagini: 1.
Humphrey Bogart, Pinterest; 2. Peter
Sellers - The Pink Panther (La Pantera Rosa), 1963 - Blake Edwards,
Pinterest; 3. Marlene Dietrich - A
Foreign Affair (Scandalo
Internazionale), 1948 - Billy Wilder, Tumblr; 4. Audrey Hepburn - Breakfast
at Tiffany’s (Colazione da Tiffany),
1961 - Blake Edwards, Tumblr; 5. Anna
Karina - Made in U.S.A. (Una Storia Americana), 1966 - Jean-Luc
Godard, Tumblr; 6. Catherine Deneuve
e Jean-Paul Belmondo - La Sirene du
Mississippi (La Mia Droga Si Chiama
Julie), 1969 - François Truffaut, Pinterest; 7. Jane Fonda - Klute (Una Squillo per l’Ispettore Klute), 1971
- Alan J. Pakula, Pinterest; 8.
Trench in gabardine con bordo intrecciato - Burberry London (s-s 2012); 9. Nine d’Urso - La Parigina (2011) - Ines de la Fressange, Tumblr.
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