Terza parte dello speciale
sulla Fashion Week Milanese; oggi due approfondimenti dedicati a Gucci e Marni.
GUCCI
Notte,
mistero, cupezza intrisa di lascivia sembrano provenire dall’animo delle oscure
creature di Frida Giannini. Tinte
tenebrose le avvolgono nei loro continui sconfinamenti tra maschile e femminile,
in un misto di dandysmo decadente ed eteree apparizioni di stile
preraffaellita.
Morbidi
pantaloni pijama e militareschi jodhpur infilati in stivali di pelle o coccodrillo,
giacche con revers e abbottonature laterali,
broccati floreali e velluti,
pellicce, cappe e mantelli
evocano un Wilde decisamente dark, quasi vampirizzato
dal Dracula di Coppola.
La
parte femminile declina le stesse tonalità da abisso interiore e gli stessi
tessuti sontuosi - con l’aggiunta di chiffon - per abiti al ginocchio
e
fluttuanti vesti rasoterra tra il medievaleggiante di Rossetti
e l’Art Nouveau
rivisitato in chiave Seventies.
Le uniche stampe raffigurano perverse orchidee,
forse a rammentare il sessuale “fare cattleya” (À la Recherche du Temps Perdu) di Proust, altro autore di culto oltre
che dandy celeberrimo.
Il
finale è per le perfide piume cangianti,
il velluto devoré maculato
e gli
spumeggianti drappeggi di voile corvino
che avviluppano donne fatali, ninfe
notturne in cui rivivono Salomè di
Wilde e Theda Bara, Monna Vanna di Rossetti e le avide
spose del conte transilvano.
Venendo
agli accessori, se l’uso della staffa - presente su pochette damascate e borse
rétro -
è un elemento ricorrente in Gucci,
le scarpe ne amplificano la valenza tra l’equestre e il fetish con vertiginosi
sandali open toe chiusi da cinturini
e stivali sia da amazzone sia con punte
affusolate e tacchi alti.
MARNI
Sembrano
bamboline un po’ inquietanti le ragazze di Marni;
col loro make up emaciato e i caschetti a piombo gravitano tra manga giapponesi,
Peggy Moffitt e Vidal Sassoon.
Mix perfetto di Oriente e Swinging London che
parte dalla testa e continua in una collezione architettonica e focalizzata
sulla struttura: vita leggermente allungata e sottolineata da cinture,
linee trapezoidali
e scultoree,
grandi tasche applicate,
gilet/scialle in pelliccia drappeggiata,
abitini lineari, volumi più consistenti per i capi spalla.
Su
questa ossatura s’inseriscono agilmente le due ispirazioni ibridate tra loro:
gli anni Sessanta - con l’uso della vernice
e di colori vitaminici come il
rosso o il giallo zafferano,
le cappe,
le silhouette allungate e grafiche, le
cinture in tessuto e le geometrie cromatiche di alcuni look -
e l’Oriente con le platform
a punta
che ricordano le scarpe delle donne Manciù,
le spesse calze bianche, i
pantaloni alla caviglia e al polpaccio,
i colli spioventi in pelliccia tipo
armatura da samurai,
gli jacquard in lurex alla Suzie Wong.
Le
fantasie, meno dominanti del solito, si riducono al check scozzese in pelliccia
e a motivi floreali naif e rétro.
Molto presente nel finale l’elemento ornamentale
con applicazioni tridimensionali,
ricami di cristalli e spille rotonde che somigliano
al tesoro ritrovato in un portagioie di qualche decennio fa.
Tra
gli accessori spiccano i colli di pelliccia anche decorati
e i grandi occhiali
da sole.
Le scarpe hanno grossi tacchi, plateau e
cinturini alla caviglia;
le borse, molto belle, oscillano tra pochette e
bauletti con microtagli o alla Mad Men.
Altre immagini: 1)
Oscar Wilde, Tumblr; 2) Gary Oldman
in Bram Stoker’s Dracula (1992) di
Francis Ford Coppola, Tumblr; 3) Dante
Gabriel Rossetti - The Bower Meadow
(1872), Tumblr; 4) Cattleya Superba,
incisione (1845-1880), Tumblr; 5)
Marcel Proust, Tumblr; 6) Aubrey
Beardsley - The Dancer’s Reward,
illustrazione da Salomè (1894) di
Oscar Wilde, Tumblr; 7) Theda Bara
in Salomè (1918) di J. Gordon
Edwards, foto Albert Witzel Studio, Tumblr; 8) Dante Gabriel Rossetti - Monna
Vanna (1866), Tumblr; 9) Peggy
Moffitt, Tumblr; 10) Scarpe
femminili Manciù - XIX secolo - Museum of Fine Arts, Boston, Tumblr.
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