Nel 1936 Walter Benjamin, scrivendo Das Kunstwerk im Zeitalter seiner
technischen Reproduzierbarkeit, rifletteva sul ruolo dell’arte in relazione
alla grande cesura tecnica del ventesimo secolo e all’avvento del paradigma
della riproducibilità.
L’autore tedesco fu lungimirante nel
comprendere come il medium tecnologico sia fondamentale rispetto ai cambiamenti
della produzione e ricezione dell’opera d’arte; il processo creativo sarebbe
oggi impensabile (in particolar modo nella musica elettronica) senza il
supporto digitale, senza macchine e software sempre più sofisticati, così come
impensabile sarebbe la fruizione spogliata dei nuovi caratteri acquisiti con la
diffusione della piattaforma multimediale, dei social network, delle cosiddette
app.
La rivoluzione tecnologica con le sue
enormi potenzialità, le sfide che pone, il linguaggio in codice che necessita
di essere interpretato, consente solo tre alternative: arretramento (rifiuto
anacronistico), accettazione passiva, riscrittura innovativa delle regole.
Passato, presente, futuro.
Esempio di una visione a lungo
raggio, capace di cogliere i prodromi di qualcosa di là da venire, sono sempre
stati i fratelli Stephen e David Dewaele, meglio conosciuti come 2manydjs e anima dei Soulwax. Sono stati loro a consacrare in
Europa la tecnica del mash-up; sono stati loro a proporre per primi dj-set
eclettici, mettendo insieme Prodigy e Public
Enemy, Beatles e Beastie Boys, Daft Punk e Nirvana. Ora che il mercato si è gonfiato a dismisura, dj e
producer si moltiplicano come i pani e i pesci del miracolo di Gesù e le novità
diventano presto ferraglia vecchia, innovare appare un’impresa impossibile,
destinata allo scacco. Ma non per i fratelli Dewaele.

La loro ultima idea, Radio Soulwax, è semplicemente geniale.
Non è un mix. Non è una radio. Non è un album. È un’interazione di vari aspetti
solitamente considerati separati, qualcosa d’indefinibile, perché mai prima
d’ora s’era visto nulla del genere.
In maniera riduttiva si potrebbe
parlare di una raccolta di mix di un’ora, che si susseguono nell’arco di
un’intera giornata. Ma ciò che rende unica quest’opera è la correlazione
stretta tra audio e video, tra musica e immagine. Si tratta di
“musical films based on the record sleeves”.
Chi ha avuto la fortuna di assistere
al live Under the Covers dei 2manydjs sa bene di cosa sto parlando.
Ho partecipato a un loro show nel dicembre del 2010 a Berlino (purtroppo
vanificato dal dj-set seguente di Fatboy
Slim): spettacolo allo stato puro.
Ogni pezzo selezionato da Stephen e
David s’incarnava in un’immagine in movimento, nell’animazione della copertina
del brano stesso. Il risultato era stupefacente: un’esperienza multisensoriale
in grado di scompaginare le categorie tradizionali, di rivoluzionare l’idea di
party.
Ci sono voluti due anni e mezzo di
lavoro, la formazione di un team di validi collaboratori (designer, producer,
editor, attori e ballerini), il contributo assiduo dell’artista inglese Fergadelic per far venire alla luce Radio Soulwax. Ne è valsa sicuramente la
pena. Ascoltate/guardate mix come Celestial
Voyage, Librarian Girl, Into the Vortex
e comprenderete perché
la definizione di film musicale, pur non essendo pienamente soddisfacente, è
quella che più si avvicina al concetto di Radio
Soulwax.
Il
senso di questo progetto è spiegato dai fratelli Dewaele con pochi e semplici
parole: “Instead of releasing another 2manydjs mix album, we’ve tried to come
up with something different, a new way to share music we love with you”.
In fondo avrebbero potuto decidere di
campare di rendita, di continuare a produrre mix album e fare date in giro per
il mondo, senza creare alcunché di nuovo. Hanno preferito rimettersi in gioco,
forzando limiti e regole. Ed ecco Radio
Soulwax. Il futuro.
Immagini,
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